La boule de neige

Le ho sempre amate. Sin da quando ero bambina mi fermavo ad osservarle, la nonna ne aveva una abbastanza grande che sistemava sul piccolo tavolo dell’anticamera

Le boule de nèige sono sempre state fra le cose che mi dicevano : Natale in arrivo.

Quelle piccole sfere di vetro sanno catturare la magia del Natale. Una volta capovolte i minuscoli fiocchi di neve avvolgono gli oggetti che si trovano all’interno ed io vengo trasportata in un mondo un po fiabesco dove c’è calma , dove tutto è innocente e puro come la neve bianca, dolce, delicato, leggero… dove il suono del carillon mi da serenità, mi riporta bambina e mi fa sognare.

Ho trovato questa fiaba natalizia che parla di una boule de neige. Ve la propongo, magari piace anche a voi . L’ho trovata sul blog https://www.milibroinvolo.it di Domizia e nel frattempo vi abbraccio

La boule de neige 

Domizia Moramarco

Visse quella giornata nella certezza che qualcosa di straordinario le sarebbe accaduto. L’ultimo mese dell’anno era da poco iniziato e a Miriam era stato imposto di consumare le settimane di ferie prima dell’arrivo del Natale. Si era dedicata, così, alle faccende domestiche con consueta abitudinarietà, mentre una voce dal profondo le sussurrava che quello sarebbe stato il giorno. La sua vita non era mai stata sconvolta da eventi clamorosi, o forse Miriam evitava di incorrervi, dato che si ostinava a definire la sua esistenza “un mare piatto”, consapevole che sotto quella lastra, indurita e trasparente, si annidava un popolo di creature selvagge, di cui lei aveva paura. Non voleva affacciarsi a guardare, nel timore di venire risucchiata in quel mondo sconosciuto. A volte, in punta di piedi, ne sfiorava la superficie, per poi ritrarsi, rapidamente. Lo aveva fatto anche quando il ragazzo timido dagli occhi verdi della libreria le si era avvicinato, chiedendole di uscire assieme.

Si erano visti una sera, lui l’aveva portata al cinema e si erano seduti nelle file più lontane dal grande schermo, in un angolo buio dove potevano contare le ombre davanti a loro, disegnandone i contorni con le dita. All’improvviso, il ragazzo le aveva posato la mano sulla sua. Lei lo aveva lasciato fare, mentre un piccolo pesce rosso si era improvvisamente affacciato dalla lastra, creando una crepa che le aveva fatto sussultare il cuore, come nessuno mai era riuscito fino ad allora. Quando poi, il sospiro del ragazzo si era fatto più intenso e, timidamente, aveva avvicinato le labbra alle sue fino a sfiorarle, Miriam aveva sentito uno schianto profondo su quella lastra e per un attimo le era sembrato di affogare. All’improvviso riemerse, aprì gli occhi e, di fronte a quelli chiusi del ragazzo, capì che non ce l’avrebbe fatta a salvarsi dalla minacciosa marea in arrivo. Così, si era alzata ed era fuggita via, correndo. Non seppe mai se il ragazzo l’avesse rincorsa, o meno. Si era nascosta nella toilette e ne era uscita solo poco prima che il cinema chiudesse i battenti.

Non frequentò più l’università, ma si cercò un lavoro su turni, optando per quello notturno. Scomparve, così, alla vista della città.

Quando di giorno tutti aprivano le finestre sulla loro vita, lei chiudeva le sue e si rannicchiava nel letto, sprofondando in un sonno infinito. E di notte apriva l’uscio per scappare furtivamente con la sua utilitaria sgangherata verso la fabbrica, a molti chilometri dal paese. Riponendo un tappeto dalla trama pesante sulla lastra sotto di lei, si era congedata per anni dalla vita.

Quella mattina, però, qualcosa si stava sgretolando sotto i suoi piedi, lo sentiva. A sera, guidata da un istinto da automa, afferrò dall’armadio il cappotto rosso che non indossava quasi mai e, chiusa la porta alle spalle, cominciò a percorrere il viale alberato che conduceva nel centro storico del paese. Stringendo il bavero sul collo, sfidò la piccola tormenta di neve che si era sollevata improvvisamente.  Si smarrì e, colta da un inaspettato tremore, ripercorse un portico che aveva dimenticato esistesse, più e più volte.

D’improvviso, una fioca luce zampillò dal vetro di una vetrina. Miriam seguì quella piccola scia luminosa che la chiamava a sé. Giunta dinanzi al negozio, fu accecata da un bagliore improvviso. Coprendosi gli occhi con le mani, avvicinò il naso al vetro e allora la sentì ancora quella vocina profonda che l’aveva assillata per tutto il giorno.

“Sono qui – diceva – prendimi”.

E Miriam allungò la mano e il vetro si infranse.

Il mattino seguente, il corteo di nuvole che avevano offuscato il sole il giorno prima fece spazio a un sole regale che sciolse i rimasugli della neve caduta durante la notte. Era una domenica di dicembre che annunciava l’atmosfera natalizia e i primi acquirenti compulsivi si erano riversati per le vie del centro alla ricerca dei loro doni.

Una manina appiccicaticcia batté sul vetro di una vetrina e, lungo il portico, echeggiò una vocina stridente: “L’ho trovato mamma! Il mio regalo di Natale è qui!”

La donna che accompagnava la bambina spinse il suo braccio nascosto da un morbido manto di pelliccia verso la vetrina del negozio e esortò la figlia a entrare nel locale.

“Posso esservi utile?”, chiese il negoziante con tono gentile.

 “Vorremmo acquistare una boule de neige” rispose la donna.

“Ve ne mostro qualcuna in particolare?”

 “Sì, mia figlia ha scelto quella lì in alto” e così dicendo indicò la boule de neige posta al centro del robusto scaffale di legno, tra due bambole di porcellana dagli occhi verdi e le labbra dipinte di rosso.

Il negoziante si sollevò sulle punte e afferrò il gingillo, smuovendo fiocchi di una sottile polvere glitterata, mentre una fanciulla in miniatura, avvolta nel suo pesante cappotto rosso, rimase a testa in giù per alcuni secondi.

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Sposarsi: una bella promessa d’amore

Pensando al matrimonio di Silvia e Niccolò mi vengono alla mente tantissime belle immagini. La loro felicità, l’emozione, la dolcezza dei loro sguardi, il tenersi la mano.

La giornata è stata come loro l’hanno voluta e li rispecchiava perfettamente. L’organizzazione perfetta, la famiglia e gli amici del cuore, il luogo a cui Silvia è affezionata e che è diventato caro a Niccolò. Sembrava che tutto avvenisse come per magia, la chiesa antica che ci ha accolti con la sua frescura, il giro del paese in macchina suonando il claxon come è tradizione fare da sempre e l’arrivo al vecchio convento vestito a festa.

Alla fine della cena e prima della torta i fratelli degli sposi hanno fatto un piccolo discorso. Sono state parole scaturite dai loro cuori, parole divertenti, dolci, irriverenti e molto emozionanti ( per me specialmente). Tommaso ha finito il suo discorso dicendo questa frase: ” Queste mie parole sono una fermata del vostro viaggio, ogni tanto sarete seduti in coda in tangenziale altre volte invece sarete ad ammirare il tramonto in un hotel a 5 stelle. Ho però la certezza che vi farete forza l’una con l’altro.”

Il matrimonio è davvero così. Una strada da percorrere in coppia e poi forse in più di due. Una strada a volte tortuosa ed in salita, altre volte una discesa infinita illuminata dal sole. Essere in due a volte aiuta, a volte invece complica le cose. Bisogna avere coraggio, perseveranza, una visione che non si deve abbandonare, tanta pazienza e una riserva d’ amore infinita.

Niccolò e Tommaso sposarsi è una bella promessa d’amore e sono certa che voi saprete tenervi fede.

Con tutto il mio amore

Mamma

ed ecco Sabrina e Tommaso!

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Sposarsi: una bella promessa d’amore

Pensando al matrimonio di Silvia e Niccolò mi vengono alla mente tantissime belle immagini. La loro felicità, l’emozione, la dolcezza dei loro sguardi, il tenersi la mano.

La giornata è stata come loro l’hanno voluta e li rispecchiava perfettamente. L’organizzazione perfetta, la famiglia e gli amici del cuore, il luogo a cui Silvia è affezionata e che è diventato caro a Niccolò. Sembrava che tutto avvenisse come per magia, la chiesa antica che ci ha accolti con la sua frescura, il giro del paese in macchina suonando il claxon come è tradizione fare da sempre e l’arrivo all’antico convento vestito a festa.

Alla fine della cena e prima della torta i due fratelli degli sposi hanno fatto un piccolo discorso. Sono state parole scaturite dai loro cuori, parole divertenti, dolci, irriverenti e molto emozionanti ( per me specialmente). Tommaso ha finito il suo discorso dicendo questa frase: ” Queste mie parole sono una fermata del vostro viaggio, ogni tanto sarete seduti in coda in tangenziale altre volte invece sarete ad ammirare il tramonto in un hotel a 5 stelle. Ho però la certezza che vi farete forza uno con l’altro.”

Il matrimonio è davvero così. Una strada da percorrere in coppia e poi forse in piu di due. Una strada a volte tortuosa ed in salita, altre volte una discesa infinita illuminata dal sole. Essere in due a volte aiuta, a volte invece complica le cose. Bisogna avere coraggio, perseveranza, una visione che non si deve abbandonare, tanta pazienza e una riserva d’ amore infinita.

Niccolò e Tommaso sposarsi è una bella promessa d’amore e sono certa che saprete tenervi fede.

Con tutto il mio amore

Mamma

La scelta dell’abito

… per il matrimonio.

Non intendo per la sposa (cosa sicuramente più complicata) ma per la mamma dello sposo…. Sembrerebbe  facile eppure a me è risultata operazione abbastanza laboriosa. A parte il tempo speso per andare a cercarlo (che è stato  anche piacevole perché non ero mai sola), il fermarsi nelle varie boutiques – e giuro a New York è un’impresa, ce ne sono troppe – il mettere e togliere abiti che sulle grucce sembravano bellissimi e poi addosso a me non lo erano, il decidere se  lungo oppure no, la scelta del colore che non poteva essere ne  bianco (questo ovvio), ne nero (anche questo lapalissiano…) e neppure rosso (questo me lo ha detto un’amica, a me era sfuggito ☺️) e lo stile,  ecco a parte tutte queste cose mi sono quasi divertita (se non conto quante volte mi sono sentita orribile indossando qualcosa)

Quindi volete sapere com’è finita e come mi sono districata nella scelta?

Sono partita da questo pensiero: volevo essere elegante ma senza  dare nell’occhio quando   accompagnavo Niccolò all’altare. Non dovevo essere io al centro dell’attenzione ma i miei splendidi sposi. E così ho cercato la soluzione.

  • il tessuto fantasia è stato scartato (avevo provato un  bellissimo abito di un famoso designer italiano che  piaceva molto a mio marito ma che, secondo me, attirava troppo gli sguardi )
  • i toni pastello eliminati. Il matrimonio è nel pomeriggio e quelle nuances mi sembrano più adatte alle mattine
  • Le tinte unite sì, ma con tessuti che potessero valorizzarle altrimenti potevano essere  “noiose”
  • abito corto (con uno lungo anche se bellissimo e di gran moda mi sarei sentita una befana 😉)
  • accessori color platino (quelli erano l’unica cosa di cui ero certa)

Sapete perché ero certa degli accessori? Li avevo gia acquistati e mi piacevano molto. Eh, lo so che di solito non funziona così, ma voi sapete anche che sono un po’ particolare e quelli sono stati il primo acquisto.

Ok la faccio breve, ho trovato un abito di uno stilista inglese che mi sembrava adatto all’occasione. È in pizzo macramè di un colore abbastanza  insolito e che bene si accompagna ai miei toni. Sul cartellino c’è scritto rust ma è una via di mezzo fra il ruggine ed il bordeaux. È stato approvato dal mio sposo e la cosa mi fa molto piacere. Vediamo se approvate anche voi…

Un abbraccio a tutte!

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foto web e mypiesite

La festa della mamma

Trovo che festeggiare le mamme sia una delle idee migliori trovate sin qui. Oggigiorno  si festeggiano tante altre giornata come quella della pizza o quella della lentezza ma la festa della mamma è quella a cui tutti i bambini guardano sempre  con gioia (e le mamme anche). Ricordo i lavoretti che i miei bimbi facevano a scuola o i mazzolini di fiori con cui arrivavano l’8 maggio. Sapete che nel nostro passato più recente la prima festa fu fatta in America  nel 1908 e fu ispirata da una femminista americana a ricordo della madre? Le motivazioni erano sicuramente molto più nobili rispetto alla piega consumistica che ha oggi. Si concepì la giornata per organizzare corsi che promuovevano la lotta alle malattie infantili e per il miglioramento delle condizioni igeniche del dopo parto.

Ma tornando ai giorni nostri voi avete già deciso cosa farete? Sono mamma – e questa è cosa nota – ma a mia volta ho la fortuna di essere ancora figlia di una dolce signora 87enne. Quindi come si organizza la giornata? Se da un lato amerei essere festeggiata dai miei pargoli ed essere invitata a pranzo dall’altro vorrei festeggiare la mia mamma. Soluzione trovata: Brunch in giardino. Vi piace? Incrocio le dita per il tempo, ultimamente a Varese arrivano dei temporali di quelli che di solito si presentano in estate….  se così fosse potrò sempre ripiegare sul tavolo della sala da pranzo.

L’idea di organizzare un brunch mi riporta ai nostri anni di vita americana, quando a Rochester facevo i pancakes con le faccine che ridevano ai bambini e quando a Greenwich   nel weekend non si doveva correre a scuola o al lavoro e ci si attardava sulla tavola della terrazza quando la stagione ce lo permetteva. Altro motivo importante è che mi è arrivato un servizio di piatti inglese appena acquistato e che non vedo l’ora di inaugurare.

 

È un servizio molto simile a uno che veniva usato nella casa di una zia di mia mamma e dove ho trascorso buona parte della mia infanzia. (Vi ho parlato di zia Anita qui Maggio)  e così è legato a cari ricordi. Insomma tutte queste ragioni mi sembrano ottime per festeggiare a casa ed in famiglia la festa della mamma.

Il menù si sta delineando nella mia mente: pancakes con sciroppo d’acero e marmellata, uova scrambled ad accompagnare gli asparagi, bacon croccante, pane fatto in casa, smoothie  alle fragole e banana o al mango che io adoro, coffee cake alle noci (la ricetta è quella di Gabriella la trovate qui Amiche di penna #7 , pesche sciroppate accompagnata a della panna montata. Il tutto assieme ad buon caffè italiano.

Ora non mi resta che fare qualche prova per la tavola di domenica e poi iniziare a cucinare.

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Le mie prove le ho fatte e mi piacerebbe radunare e poter condividere  foto delle vostre tavole preparate per la festa della mamma. Me le mandate?  Si? Trovate la mia mail nella sezione contatti. Un grazie grande a tutte😍

Ecco le prime foto delle vostre tavole (o di quello che ci avete messo sopra 😜)

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Un centrotavola per Pasqua

La tavola di Pasqua è la prima tavola “veramente primaverile”. Generalmente in questo periodo sono così stanca di colori scuri che sogno i rosa, gli azzurri e tutti quei colori delicati che sanno di giornate con il sole, temperature miti e primavera. Su queste tavole quello che proprio non può mancare è un bel centrotavola anche se, a ben pensarci, è l’unica cosa non  indispensabile….. Infatti mentre  tutti gli altri oggetti: posate,  piatti, bicchieri,  brocca dell’acqua sono necessari lui, il centrotavola, è proprio un vezzo. E’ un vezzo a cui io non posso fare a meno specialmente se mi accingo ad apparecchiare una tavola di festa. Che siano serate con amici, pranzi in famiglia o un invito all’ultimo minuto cerco di abbellire la mia tavola con un fiore e qualche candela.

Qualche pomeriggio fa ero in cerca di un’idea per il centrotavola da utilizzare a  Pasqua e così sono entrata in uno dei fiorai più belli di Varese Cellini Fiori ( via Veratti 11 Varese). Alessandra (terza generazione che si occupa con amore di fiori) mi ha accolto con un sorriso e mi ha permesso di curiosare fra le ceste fiorite, le orchidee, le piante grasse e le sue belle composizioni.

Mentre ero lì un’idea e così ho chiesto ad Alessandra se mi poteva spiegare come fare un centrotavola. Risposta affermativa e felicità mia!

Sul bancone appaiono una spugna ben impregnata d’acqua, una foglia di aspidistra, due garofani color crema, due garofani verdi ( si chiamano green trick….) una rosa arancio, alcuni ranuncoli e tre piccole uova di quaglia.

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Mentre Alessandra ricopre l’oasis con la foglia chiaccheriamo e scopro che ha lavorato negli States, che ogni tanto torna a Rhode Island e New York per lavoro e che la sua famiglia gestisce il negozio di fiori dal 1945. Mentre parla le sue mani non si fermano un attimo e i miei occhi seguono tutto. Dopo aver preso il primo garofano taglia il gambo in obliquo e lo mette nell’oasis, seguono tutti gli altri fiori e per finire le ovette di quaglia. Sembra facile e lei conferma che lo è. Questo è il primo lavoro che insegna durante dei corsi che tiene proprio qui, nel suo negozio (il prossimo sarà il 12 aprile)

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Il risultato finale mi piace e lo vedrei bene su una tavola color crema con qualche tocco arancio come delle posate color rame. Che dite?

Sempre  in cerca d’idee ho trovato su Pinterest alcune composizioni che mi sono piaciute. Le ho raccolte qui sotto. Ho pensato che potevano essere d’ispirazione per preparare una bella tavola pasquale. Alcune sono eleganti altre più rustiche, ci sono candele, coniglietti e uova; tutte hanno in comune bellissimi fiori di stagione e tanta fantasia.

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Un bel centrotavola parla e racconta ai nostri ospiti quanto siamo felici di averli alla nostra tavola,  quanto teniamo alla loro compagnia e quanto desideriamo condividere con loro momenti da ricordare.

Forza all’opera!

 

 

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