La scelta dell’abito

… per il matrimonio.

Non intendo per la sposa (cosa sicuramente più complicata) ma per la mamma dello sposo…. Sembrerebbe  facile eppure a me è risultata operazione abbastanza laboriosa. A parte il tempo speso per andare a cercarlo (che è stato  anche piacevole perché non ero mai sola), il fermarsi nelle varie boutiques – e giuro a New York è un’impresa, ce ne sono troppe – il mettere e togliere abiti che sulle grucce sembravano bellissimi e poi addosso a me non lo erano, il decidere se  lungo oppure no, la scelta del colore che non poteva essere ne  bianco (questo ovvio), ne nero (anche questo lapalissiano…) e neppure rosso (questo me lo ha detto un’amica, a me era sfuggito ☺️) e lo stile,  ecco a parte tutte queste cose mi sono quasi divertita (se non conto quante volte mi sono sentita orribile indossando qualcosa)

Quindi volete sapere com’è finita e come mi sono districata nella scelta?

Sono partita da questo pensiero: volevo essere elegante ma senza  dare nell’occhio quando   accompagnavo Niccolò all’altare. Non dovevo essere io al centro dell’attenzione ma i miei splendidi sposi. E così ho cercato la soluzione.

  • il tessuto fantasia è stato scartato (avevo provato un  bellissimo abito di un famoso designer italiano che  piaceva molto a mio marito ma che, secondo me, attirava troppo gli sguardi )
  • i toni pastello eliminati. Il matrimonio è nel pomeriggio e quelle nuances mi sembrano più adatte alle mattine
  • Le tinte unite sì, ma con tessuti che potessero valorizzarle altrimenti potevano essere  “noiose”
  • abito corto (con uno lungo anche se bellissimo e di gran moda mi sarei sentita una befana 😉)
  • accessori color platino (quelli erano l’unica cosa di cui ero certa)

Sapete perché ero certa degli accessori? Li avevo gia acquistati e mi piacevano molto. Eh, lo so che di solito non funziona così, ma voi sapete anche che sono un po’ particolare e quelli sono stati il primo acquisto.

Ok la faccio breve, ho trovato un abito di uno stilista inglese che mi sembrava adatto all’occasione. È in pizzo macramè di un colore abbastanza  insolito e che bene si accompagna ai miei toni. Sul cartellino c’è scritto rust ma è una via di mezzo fra il ruggine ed il bordeaux. È stato approvato dal mio sposo e la cosa mi fa molto piacere. Vediamo se approvate anche voi…

Un abbraccio a tutte!

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foto web e mypiesite

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Dal parrucchiere

Ok ci vado proprio l’indispensabile e forse qualche visita in più non mi farebbe male. Ho anche un parrucchiere super simpatico oltre che bravissimo: Andrea con un negozio accogliente, (passate da Sensation se siete a Varese e mi darete ragione) spesso ci incontro qualche amica e poi mi fanno un tè buonissimo eppure…. sono di una pigrizia galattica quando devo andare a farmi i capelli. Sarà per reazione a mia mamma? Lei ci andava 2/3 volte la settimana quando ero bambina, mi deve essere venuta l’allergia all’epoca…. 😬. Invece andare al salon de coiffure è per moltissime persone una vera coccola. Sapete quelle cose che, quando si è in momenti super concitati, diventano un vero toccasana? Immaginatevi di essere sulla poltrona con le gambe distese, azionare il bottone del massaggio ed avere qualcuno che vi fa un altro massaggio alla testa prima di sciacquare il balsamo…. (dovrei ricordarmi di questa cosa più spesso😉) Davvero un momento di pura estasi.

Andare dal parrucchiere però non è sempre piacere puro. Vi è mai capitato di entrare in un salone, sedervi e venire scrutate dal parrucchiere di turno che con aria di sufficenza vi chiede: “Ma il colore lo ha fatto lei?” e voi cercando di mantenere un certo contegno (ma nella realtà vorreste scavarvi un buco gigante) rispondete che ve lo ha fatto il vostro solito parrucchiere e che non vi sembra male….  oppure uscire con un taglio che davvero vi dona poco o un colore che avrebbe dovuto essere lo stesso di quell’attrice di cui avete portato la foto, invece…. o una piega che proprio non vi piace? (l’ultima opzione è la più facile da rimediare, un bello shampoo a casa e siete di nuovo voi).

Durante il mio girovagare nel mondo ho avuto parecchie occasioni di provare più di un parrucchiere. La cosa si fa abbastanza complicata quando arrivi in una città dove non conosci nessuno a cui chiedere indicazioni, non conosci la giusta terminologia nella lingua  che devi usare e così vai alla spera in Dio… Quando vivevo a Parigi andavo in un salone super chic, grandi lampadari di cristallo, signorine di nero vestite e molto cortesi che ti offrivano thè o caffè mentre ti stavano facendo il colore con il balayage, o ti stavano tagliando le ciocche con estrema concentrazione del parrucchiere di turno e cosa assolutamente non trascurabile dove gli appuntamenti erano rispettati al minuto. Per vostra informazione prima di approdare in questo mondo perfetto ne ho conosciuti altri da cui uscendo mi saliva alle labbra questa  domanda: “ma questa chi è? non sono io”

Altre avventure quando vivevo a Greenwich dove la prima volta che ho messo piede dal parrucchiere sono uscita con un colore scurissimo, i capelli quasi “asciutti” ed il portafogli molto alleggerito. No comment, parrucchiere cambiato all’istante ed il fatto che il nome fosse italiano non è stato sinonimo di garanzia, sappiatelo quando siete all’estero e preparatevi alla domanda: “Li vuole asciugare?” perché negli States dall’hairdresser ci si può  andare solo a tagliare i capelli, l’asciugatura  non è obbligatoria… 😳😱

Ma tornando al presente, prometto che mi impegnerò e farò visita al mio parrucchiere più spesso, e voi? Che rapporto avete con i vostri capelli? Li curate e visitate i parrucchieri con assiduità? Che fate leggete i rotocalchi o vi portate un bel libro? Mia suocera si portava i compiti in classe da correggere 📝. Io generalmente sfoglio qualche rivista e mi faccio una cultura sugli ultimi dettami della moda. Ultimissima domanda: “Amate il coiffeur?”

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